Zeolitite, questa sconosciuta

Gli olivi sono da sempre considerati piante eterne, che possono vivere per migliaia di anni.

Senza entrare nel merito di queste considerazioni che hanno più il profumo di leggenda che non la sostanza di una base scientifica – anche solo empirica, non possiamo negare che buone e semplici pratiche di campo unite a una minima attenzione, consentono una lunga e sana vita alle piante di olivo.

Gli olivi sono costantemente sottoposti a una serie di attacchi da parte d’insetti, che a seconda delle stagioni ne mettono a dura prova le capacità produttive.

Non solo: i ribaltamenti climatici stanno comportando seri problemi d’irrigazione, in quanto le piogge diventano sempre meno frequenti ma sempre più intense; la mancanza di vegetazione verde inoltre comporta un maggior albedo con le ovvie conseguenze per la pianta e i suoi frutti. 

E’ vero che in commercio c’è una vasta gamma di prodotti per la maggior parte di sintesi che contrastano gli insetti, prima tra tutti la mosca (vedi Podcast 40), migliorando e proteggendo il processo produttivo.

Ed esistono l’irrigazione artificiale e la fertirrigazione che possono tranquillamente sopperire alle carenze idriche e nutrizionali del terreno.

Ma è impensabile mettere tubi d’irrigazione ovunque e comunque se non piove regolarmente l’acqua non c’è nemmeno in questi impianti e che è possibile trovare in commercio un prodotto molto economico, inerte, di origine naturale che consente di ridurre la somministrazione di acqua e al tempo stesso protegge dagli attacchi della mosca: la Zeolitite.

Cos’è la Zeolitite?

Una precisazione necessaria perché sul mercato c’è molta confusione: le Zeoliti sono una famiglia composta di 52 diversi minerali; per evitare improprie e discordanti definizioni, si è introdotto il nome Zeolitite per definire tutte quelle rocce che contengono almeno il 50% di una o più minerali che fanno parte della famiglia delle Zeoliti.

Pertanto la Zeolitite è una roccia di origine vulcanica, molto diffusa in Italia, che contiene oltre il 50% di Zeoliti.

Nella nostra penisola quella più diffusa è la Chabasite, un minerale che presenta disidratazione reversibile e al tempo stesso elevata ritenzione idrica, ha notevole capacità di scambio cationico ed elevata porosità strutturale e resistenza meccanica unita a una bassa densità.

Il suo basso costo (indicativamente 50 centesimi al chilo, ma dipende dalla quantità che se ne acquista) e la grande disponibilità l’hanno trasformato in un componente necessario nei processi siderurgici, nella produzione di refrattari, di ceramica e vetro.

Tecnicamente è classificato come prodotto non pericoloso e non contiene sostanze con valori limite di esposizione: ne è conferma che in caso di contatto con la pelle basta un lavaggio con acqua e sapone e in caso di contatto con gli occhi o ingestione è sufficiente un lavaggio approfondito con acqua.

Durante l’uso si consiglia di indossare una mascherina, ma solamente perché se inalato può provocare irritazione come una normale polvere.

Se poi diciamo che la Zeolite ha un pH intorno al 7,2, è ignifuga, inodore, stabile, non reagisce con altre sostanze, non è solubile, può essere trasportata con qualsiasi veicolo e non sono necessarie precauzioni ambientali per l’uso o lo stoccaggio, possiamo davvero trattare questo prodotto come se fosse della semplice roccia sbriciolata.

E proprio per tutti questi motivi la Zeolitite è ammessa da anni come ammendante dei substrati di coltivazione e dei terreni agricoli anche in regime biologico.

A cosa serve?

In frutticoltura e soprattutto nella coltivazione della vite è impiegata da decenni con ottimi risultati, in quanto il suo utilizzo nella messa a dimora delle nuove piante porta dei vantaggi singolari perché incrementa la ritenzione idrica del terreno (fino a 350 cc per Kg di prodotto) e quindi l’acqua disponibile, soprattutto nei terreni sabbiosi e nei substrati inorganici.

Non solo: la sua idratazione è reversibile e la sua granulometria non comporta asfissia. 

La Zeolite ha sostanzialmente una grande abilità nel selezionare e trattenere l’azoto e il potassio (e altri elementi nutritivi) contenuti nei fertilizzanti, aumentandone di conseguenza la concentrazione.

La sua enorme capacità di scambio cationico (CSC) fa sì che questi nutrienti vengano poi rilasciati intorno agli apparati radicali a seconda della necessità della pianta, potenziandone la radicazione, soprattutto quella laterale e i peli radicali.

Questo modo di interagire diminuisce il dilavamento dell’azoto e degli elementi nutritivi apportati con i fertilizzanti riducendone di conseguenza il consumo e la dispersione nel terreno e al tempo stesso aumenta l’aerazione esaltando le funzioni fisiche e metaboliche delle radici e della flora microbica, mantenendo invariato il volume ed evitando impaccamenti.

Tutto ciò aumenta il grado di permeabilità a livello radicale nei terreni prevalentemente argillosi, rende solubili i fosfati tricalcici che per natura non lo sono (e al tempo stesso rallenta il processo di degradazione del solfato monocalcico); la sua forma spaziale e composizione chimica inoltre riducono la salinità delle acque d’irrigazione e neutralizzano gli eccessi di acidità; favorisce la colonizzazione da parte di microrganismi benefici simbionti e riduce l’assimilazione da parte delle colture di elementi nocivi quali il piombo, il cadmio, il cesio, lo stronzio.

Recenti sperimentazioni hanno dimostrato che unendo al terreno la Zeolitite è possibile ridurre fino al 30% la somministrazione di acqua irrigua o naturale che sia, allungando gli intervalli di erogazione o riducendo le quantità ad ogni singolo intervento: un risparmio ambientale notevole, soprattutto in aree a elevata carenza idrica.

Inoltre si può risparmiare fino al 25% sulla quantità di elementi nutritivi/concimi che devono essere apportati al terreno, con notevoli vantaggi economici e ambientali.

Ovviamente questi risultati si raggiungono sia nella coltivazione delle piante da frutto, sia nella coltivazione dell’olivo.

Come si usa?

Presto detto: La Zeolitite macinata (0,2 – 8,0 mm) va distribuita in modo uniforme sulla superficie della coltivazione per poi essere interrata con una lavorazione superficiale leggera che interessi i primi 15-20 cm del terreno: è inutile andare in profondità in quanto risulta importante sedimentarla negli strati superficiali affinchè la disidratazione reversibile, la ritenzione idrica e lo scambio cationico siano interamente a servizio della zona a più intensa attività radicale e coadiuvi lo sviluppo dell’attività microbica utile alla crescita e alla  sanità delle radici.

La quantità da utilizzare dipende dalla sua composizione in percentuale, dalla natura del suolo, dalla sua granuolometria, informazioni queste solitamente indicate sulle confezioni: in linea generale si può dare un’indicazione puramente esemplificativa di 1,0 Kg/mq.

Spesso in commercio si trovano le cosiddette “Polveri di Roccia” o “Farine di Roccia”, miscele ottenute dall’unione di rocce e minerali (Bentonite, Zeolite, Quarzo, Caolinite, Clinoptilotite, Calcite, Silicati di Alluminio, Mordenite) dedicate a chi non ha grandi superfici da trattare e vuole utilizzare un unico poliedrico prodotto, che genera diversi risultati fisici, conseguenti dell’attività specifica di ogni singolo componente. 

Dal terreno… alle foglie: la Zeolitite – in questo caso micronizzata – irrorata sulla chioma forma un sottile strato di particelle minerali che offrono una protezione dal surriscaldamento abbassando la temperatura della pianta senza interferire con gli scambi gassosi.

Se correttamente dosata riflette la luce solare offrendo un livello di protezione molto alto, riducendo la radiazione ultravioletta e infrarossa e migliorando quella necessaria alla fotosintesi, protegge e rinforza la cuticola fogliare, riduce il periodo di bagnatura e l’evapotraspirazione della superficie vegetale, non crea problemi durante la raccolta perché non richiede tempi di carenza e un semplice lavaggio con acqua elimina il prodotto dai frutti.

La sua particolare morfologia cristallina rende le superfici irrorate scabrose, creando una barriera protettiva contro la mosca che percepisce una sostanza estranea e quindi non deposita le uova; la capacità di disidratazione reversibile riduce i danni ai germogli dovuti alle forti escursioni termiche e assorbe i veli d’acqua, riducendo la possibilità di germinazione di spore; la presenza di silicio infine offre un’azione sterilizzante dopo le potature e ha un’attività di assorbimento dell’etilene, gas che le piante possono produrre in caso di stress.

Per ottenere questi benefici e in particolare la protezione dalla mosca è di fondamentale importanza la modalità di preparazione e di utilizzo del prodotto.

Innanzitutto deve essere altamente micronizzato (particelle inferiori ai 5/6 μm: più sono sottili e meglio è) e deve essere irrorato con un apparecchio dotato di agitatore perché il minerale non si scioglie in acqua, restando prevalentemente in sospensione, seguendo le indicazioni del produttore: si può dare un’indicazione puramente esemplificativa di 2 – 5 Kg per 100 litri di acqua.

Anche in questo caso chi non ha grandi superfici da trattare può utilizzare le “Polveri di Roccia” o “Farine di Roccia”.

E’ molto importante la distribuzione uniforme sulle piante piuttosto che gli strati di applicazione perché è fondamentale creare una sorta di “pellicola” senza soluzione di continuità.

L’irrorazione deve essere fatta in giornate di sole prima della deposizione delle uova oppure subito dopo le potature; il trattamento va fatto mensilmente ma può essere ripetuto più volte, senza nessuna controindicazione.

Purtroppo una forte pioggia comporta un facile dilavamento della zeolitite e pertanto, in caso di stagioni molto piovose, si rende necessario effettuare molti trattamenti per ottenere una corretta protezione: poco male, perché il prodotto, una volta dilavato, continua il suo lavoro, disperdendosi nel terreno.